Il River cede a Tinelli: giocherà le partite interne ad Avellaneda

Situazione caotica tra River Plate e Liga AFA dopo la bocciatura di far giocare le partite interne della Banda nel centro di allenamenti del River Camp. Alla fine D’Onofrio sceglie la cancha dell’Independiente, ma le polemiche non si placano. La diatriba ha radici profonde di qualche mese. Ripercorriamo la storia dall’inizio.

Che tra River Plate e Asociacion Futbol Argentina (AFA) non ci sia una grande sintonia è ormai assodato da anni e riconosciuto da tutti. E’ da quest’anno, grazie alla rielezione del presidente Tapia che il buon Chiqui ha convinto il presidente del Millo D’Onofrio a sedersi nella grande tavola di Ezeiza come vicepresidente. Si pensava ad un inizio di convivenza pacifica, almeno nel breve periodo, ma nessuno poteva immaginare che quel Marcelo Tinelli (Liga Profesional), supportato proprio da D’Onofrio anni fa nella famosa elezione federale ’38 a 38′, avrebbe dato filo da torcere alla Banda.

Tutto inizia nei giorni della fine. Il 14 marzo 2020, all’inizio dell’emergenza pandemia in Argentina, il River Plate emette un comunicato nel quale mostra la volontà di non giocare la partita interna della Copa della Superliga, perchè non sussistono le condizioni di sicurezza per gli atleti. Pochi giorni prima infatti emerge il primo caso di Covid-19 in un ragazzo delle giovanili mentre in Europa tutti i maggiori campionati si stanno fermando. La posizione del River viene condivisa anche da altri giocatori di altre squadre e anche dal nemico storico Maradona, creando di conseguenza un dibattito interno. Giocare o rifiutarsi di fronte alla pandemia?

La Superliga (allora esisteva quella di Liga) del presidente provvisorio Tinelli, infuriata per l’atteggiamento insubordinato, minacciava penalizzazioni per l’ammutinamento . “In questo momento incerto del nostro futbol non ci dovrebbero essere decisioni personali che provochino allarmismo generale.” Così recitava una delle righe del comunicato della Superliga Argentina. I fatti poi avrebbero dato ragione al River dopo la chiusura anticipata della stagione, soli pochi giorni dopo, a causa dell’aumento della curva contagi da COVID-19.

Passiamo ad agosto 2020. La dirigenza River annuncia l’inizio immediato di lavori importanti al Monumental per la sostituzione del manto erboso e la realizzazone di altre opere, con fine dei lavori prevista per febbraio 2021. Sorge una domanda: dove giocherà la squadra di Gallardo le partite interne di Libertadores, che intando è ripresa? Dopo vari sondaggi si sceglie la cancha dell’Independiente, a norma Conmebol. E per il campionato ? River Camp. O almeno così si pensa, dopotutto le norme AFA sono meno rigide di quelle delle confederazione sudamericana.

Passano i giorni, mesi e si arriva al 27 ottobre, quando cioè la stessa Liga straccia di punto in bianco il contratto per la trasmissione delle partite in Argentina, nientemeno che con ESPN Sports, l’emittente a pagamento che trasmette anche la Libertadores. Boca e River rimangono spiazzate dalla decisione e tramite un comunicato congiunto (momento storico) ripudiano la scelta, a loro dire scellerata di escludere il broadcaster. Il peso politico delle due squadre più famose d’Argentine è enorme dato che detengono la stragrande maggioranza dei tifosi nel Paese.

Data la situazione arroventata, arriva l’ambasciata del presidente Tapia che il giorno dopo (28/10) convoca Ameal (Boca) e D’Onofrio (River) nel suo studio per una riunione chiarificatrice. Dopotutto la pace può convenire a tutte le parti in causa: all’AFA, che avrebbe il merito di ricomporre la frattura; al River, con l’assicurazione di poter giocare al River Camp risparmiando un pà di soldi di affitto; e al Boca, con l’assicurazione di qualche partita in più della Seleccion alla Bombonera. In serata arriva l’ufficializzazione delle sedi delle eliminatorie della Nazionale di Scaloni: 13/11 Argentina vs Paraguay, guarda caso alla Bombonera, casa Boca. Il giorno dopo Lo stesso Tapia visita il River Camp, elargendo benedizioni a fedeli e a strutture: Il River potrà giocare (sembra) nel proprio centro di allenamento le partite interne.

Sembra fatta. Quando all’improvviso sabato 30/10, a quasi 24 ore dal debutto River in casa, e dopo che sono state montate tutte le strutture per la tv al River Camp, la Liga di Tinelli decide di non concedere l’autorizzazione di far giocare il Millo nel predio. ‘La struttura di allenamento non si addice per un club importante e storico come il River Plate’ La società dovrà indicare lo stadio dove intenderà giocare entro 4 ore‘ si legge. La situazione precipita e sua volta il Millonarios emette un comunicato rivolgendosi direttamente a Tapia affinchè si prenda in carico la delicata questione, e in fretta. Tinelli a sua volta riemette un’altra nota per far slittare la partita di due giorni e la proroga della scelta dello stadio per altre 24 ore.

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La Liga boccia il River Camp. Il giorno prima della partita.

Ora, non vogliamo scegliere da che parte stare, perchè comprendiamo l’esistenza di una ruggine in fondo a tutto questo. Liga e River non vanno d’accordo e non c’è Tapia che tenga per sanare la situazione. Quello che facciamo fatica a comprendere è come sia possibile che si aspetti 220 giorni del pronunciamento sulla confermità del campo, 24 ore prima che River giochi in casa. Probabilmente non ci dovremo stupire perchè tutto questo è da tradizione argentina, eppure..

Alla fine il River cede. Giocherà le sue partite interne della Copa Liga Profesional (come per la Copa Libertadores) al Libertadores de America de Avellaneda. Set vinto dalla la Liga quindi, ma la partita si preannuncia ancora molto lunga.


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Update Argentina: inizio Primera e playoff B Nacional

Settimana decisiva per il ritorno del futbol in Argentina. Il presidente della Liga attende l’ok del governo, che deciderà tra pochi giorni.

Ci siamo quasi. La ripresa del fútbol in Argentina potrebbe avvenire in prossimità della fine del mese, COVID19 permettendo. La copa Libertadores e le amichevoli hanno dato delle risposte apprezzabili sulla fattibilità del ritorno del calcio anche in Argentina. Il ministro dello sport Matias Lammens incontrerà nei giorni prossimi il collega e ministro della Salute Ginés González García.

“In pochi giorni staremo in condizioni di riprendere a giocare in Argentina. La settimana prossima avremo una riunione col capo di gabinetto e il ministro della Salute per determinare una data per il ritorno del futbol” dice Lammens. Nonostante l’allerta COVID19 sia ancora alta l’ex presidente San Lorenzo sembra fiducioso. “Abbiamo dato l’ok per la ripresa degli allenamenti e delle amichevoli, in questo momento ci preoccupa particolarmente la situazione nella provincia di Santa Fe e Mendoza dove ci sono squadre, ma siamo fiduciosi.”

In definitiva la nuova Copa Profesional de Fútbol dovrebbe iniziare il 23 o alla peggio il 30 ottobre e naturalmente a porte chiuse senza pubblico. Se in Primera la situazione sembra prendere una buona piega, in B Nacional aleggia ancora il caos. La settimana scorsa il TAS si è pronunciato sulla diatriba tra San Martín de Tucuman e AFA. Il club rivendicava la promozione a tavolino dopo il record di punti e il primo posto al momento dell’ufficializzazione della fine della stagione. Ebbene la sentenza ha dato ragione alla Asociación Fútbol Argentina: el Chiqui Tapia ne è uscito di nuovo vincitore.

Ci attendono settimane di fuoco in Nacional. 32 squadre, 16 per ogni girone giocheranno i playoff per raggiungere due posti in paradiso. Anche l’Atlanta, dovrà ricominciare tutto da capo, nonostante il primo posto e i 38 pt guadagnati in 20 partite. Parla il centrocampista Previtali: “È una cosa folle vedere squadre che lottavano per la salvezza, ora abbiano, tutto d’un tratto, le nostre stesse possibilità di salire in Primera. È qualcosa di vergognoso.” Altra decisione discutibile è stato il congelamento delle retrocessioni, riuscendo a riscrivere, un’altra volta, il regolamento in corsa. Qualcuno asserisce che la AFA è il riflesso di quello che succede nel Paese. Detto tutto.

Spontanea viene allora una domanda: se la Copa inizia a fine mese, come faranno a giocare le future due neo promosse dalla B? Ebbene, il torneo inizialmente sarà composta di 24 squadre. Si aggregheranno dall’anno prossimo le due squadre vincitrici, in vero stile argentino.


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Il futbol tra Covid-19, AFA, CONMEBOL e LFP: speranze e realtà

La sospensione del futbol in sudamerica e più specificatamente in argentina sta creando gravi disagi fisici e psichici al tifoso medio, ovvero alla gran parte della popolazione. I sintomi variano da ansia, stress, cambiamenti di umore e di comportamento per arrivare alla depressione in prossimità del week end. Nei social poi l’astinenza da stadio assume livelli preoccupanti. Possiamo imbatterci con il delirio, l’ossessione e la rappresentazione della curva nella scala di casa, religiosamente sempre e in ogni caso con la ‘mistica’ camiseta addosso. Insomma, abituati fin da piccoli a vivere nella cancha, trasudando passione e respirando futbol, non è certo per quanto ancora possano reggere i nervi agli hinchas argentini.

AFA y LPF La settimana scorsa è stata decisiva per le elezioni federali in AFA. In collegamento tramite videoconferenza si è giunti all’elezione dell’unico candidato alla presidenza Chiqui Tapia, nel suo secondo mandato fino al 2025. Il presidente è il principale propositore della rivoluzione che si abbatterà in Primera. Senza pensarci troppo è stata silurata la Superliga, ovvero quella lega che si prefiggeva di aumentare il livello di competitività nel fútbol argentino, col proposito di una riduzione a una ventina di squadre. Tapia è andato oltre. Ha bloccato le tre retrocessioni (salvando così il Gimnasia di Maradona), battezzando e benedicendo la nuova Liga Profesional de Futbol, (LPF o Liga AFA), ossia un torneo sotto il controllo diretto del Chiqui stesso, la cui mission sarà quella di arrivare tra qualche anno a 28 squadre nonostante il parere negativo di giocatori e addetti ai lavori. Grondona probabilmente non ha insegnato nulla.

CORONAVIRUS La quarentena in Argentina è stata prorogata ulteriolmente fino al 7 giugno dal presidente argentino Alberto Fernandez per il perdurare dei contagi da COVID-19. Il Sudamerica è diventato il nuovo focolaio attuale del virus anche se in Argentina i numeri sono ancora relativamente bassi rispetto ad altre parti del continente. Al 27 maggio si contano 13.228 contagiati e 490 vittime. Il vero dramma si sta consumendo in Brasile dove si contano 10.000 vittime nelle ultime due settimane. La situazione è ormai totalmente fuori controllo. La politica permessivistica scellerata di Bolsonaro si è dimostrata un fallimento totale, con migliaia di persone ne stanno pagando purtroppo le conseguenze. Vergognosa è stata la sottovalutazione della pandemia da parte del presidente del Brasile.

FÚTBOL Mentre in Argentina non si sono ancora ripresi allenamenti di squadra, si cerca di prevedere quando il pallone tornerà a rotolare. Resterà da capire se si vorrà continuare la Copa Argentina e la Copa Superliga, competizioni utili per l’assegnazione di nuovi posti in Libertadores e Sudamericana. Nel frattempo la Conmebol ha fatto sapere qualche giorno fa l’intenzione di voler terminare i tornei di Copa Libertadores e di Sudamericana 2020, sempre privilegiando in primo luogo la salute degli atleti.

Sono stati formulati protocolli da adottare in competizioni Conmebol qualora si riprendesse a giocare in America Latina. D’altronde ci sarebbe da recuperare anche le qualificazioni mondiali per Qatar 2022, con la Copa America spostata all’anno prossimo. C’è allora da sperare quanto prima che si possa finalmente tornare a parlare di calcio, in sicurezza, cominciando piano piano a tornare nella normalità, dimenticando l’incubo del Covid-19.


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Il futuro argentino tra crisi, Covid-19 e cambi regole

CORONAVIRUS E ECONOMIA La situazione Covid-19 in Argentina è molto meno grave rispetto al continente sudamericano, ma il fenomeno desta ancora preoccupazione. Al 29 aprile si contano 4285 positivi e 214 deceduti. Di fronte a questi dati il governo ha invitato la popolazione alla quarantena obbligatoria, posticipando il termine al 10 maggio. Misura eccezionale, certamente non preventivata qualche mese fa, ma che influirà in maniera ancor più negativa nella debole economia argentina, già duramente provata dalla crescita del Dollaro (USD) pre pandemia. In poche parole si rischia un’altra volta il default finanziario. La preoccupazione nasce anche dalla mancanza (siamo ancora in fase 1) di un piano di risanamento economico del Paese. Il presidente Alberto Fernandez non si è ancora pronunciato sulle misure che vorrà adottare per fronteggiare la crisi e la mancanza di informazione a riguardo non fa che alimentare ulteriori preoccupazioni.

RISCHIO ESTINZIONE Anche il futbol, inteso come azienda produttiva risente e non poco la crisi economica. Fermo restando che il calcio viene considerato come un aspetto di rilievo all’interno del Sistema Paese, alcune società calcistiche, già in crisi prima della pandemia, rischiano l’estinzione. Il calcio in Argentina è sospeso dal 17 marzo e i mancati ricavi ne stanno fortemente danneggiando l’economia societaria, come d’altronde nel resto del mondo. Il grido più forte arriva dalle serie inferiori, la cui esistenza viene messa in discussione giorno dopo giorno, ma anche in Primera non se la passsano bene. E’ di pochi giorni fa infatti la causa intentata dai giocatori dell’Huracan tramite l’Associazione Calciatori alla società quemera per i mancati emolumenti delle mensilità di gennaio, febbraio e marzo. Quello del Globo sarebbe solo la punta dell’iceberg e non parliamo di stipendi faraonici eppure c’è difficoltà a liquidare. E stiamo sempre parlando di mensilità riferite al periodo pre coronavirus.. Quale sarà dunque la strada per ridare respiro alle Istituciones? Quella di vendere il più possibile giocatori (con ingaggi importanti) a Europa e Stati Uniti a prezzo di saldi, con una svalutazione maggiore rispetto ai valori di 2-3 mesi fa. Un esempio su tutti: Gaich, pezzo pregiato del San Lorenzo a gennaio aveva una valuazione di circa 17-18 M $, ora il club potrebbe accettare anche una cifra inferiore pur di incassare. Se poi Adolfo (notizia di questi giorni) rifiuta il prolungamento di contratto (scadenza 2021), allora il prezzo potrebbe abbassarsi ulteriormente. Così come i gioiellini del Velez Almada, Robertone; del Boca Hurtado, Capaldo, Reynoso (Villa si è bruciato da solo); del River con Scocco a parametro zero, con i vari Carrascal, DeLaCruz, Martinez Quarta, Borré in rampa di lancio; del Racing con Zaracho, ecc. Vendere per poter vivere dunque, valorizzando al massimo il vivaio per continuare a fare la differenza. Chi avrà coltivato bene potrà godere dei suoi frutti.

FINE STAGIONE Il consiglio federale AFA ha deliberato il 27 aprile la conclusione della stagione 2019/20. Questa decisione ha creato nuovi scenari prima inaspettati. L’Associazione calciatori argentina (Futbolistas Argentinos Agremiados – FAA) di Sergio Marchi, il nostro Damiano Tommasi, ha annunciato battaglia alla federazione e alle società calcistiche, rifiutando il 30% degli stipendi nei mesi di quarantena, oltre che al prolungamento del contratto per altri 6 mesi. El Pepe Sand, icona granata del Lanus, in una intervista radiofonica ha criticato il proprio presidente Russo, dirigente AFA, ribadendo il ruolo fondamentale che hanno i giocatori all’interno delle società (a differenza delle figure dirigenziali), oltre che essere scandalizzato dall’ennesimo cambio di regole in corso.

STOP DESCENSO Si è anche deciso di ‘annullare’ il descenso dalla Primera. Se fosse una decisione contingente all’emergenza coronavirus si potrebbe capire e accettare, ma la storia più o meno recente AFA ci insegna che l’hanno rifatto ancora. Che cosa? Il cambio del regolamento federale a campionato in corso. Si è deciso di sospendere le retrocessioni in B Nacional (3) e di accogliere le due promozioni dalla cadetteria. Cosa vuol dire? L’anno prossimo assisteremo a un campionato di 26 squadre, con tanti saluti alla cara Superliga in stile europeo (20 squadre con torneo andata e ritorno) silurata da Tapia a febbraio. Il progetto terrificante di ritornare al carrozzone di 30 squadre è quasi deciso. E’ davvero questo il futuro del futbol argentino? Un altro aspetto non trascurabile da tener in considerazione sono le qualificazioni alle copas. Si è fatto fede alla classifica finale di Superliga: Boca, River, Racing e Argentinos Juniors alla Libertadores 2021; Velez, San Lorenzo, Newell’s, Talleres, Defensa y Justicia e Lanus alla Sudamericana. Protesta il Velez che era balzato in quarta posizione provvisoria dopo la prima giornata di Copa Superliga, competizione essenziale per i calcoli di qualificazioni finali. Come dire, la complicazione calcistica in Argentina assume livelli stratosferici, essendo l’hobby più diffuso e praticato dai dirigenti federali.

CAMBIO REGOLE Dicevamo del cambio regole in corsa. Non è la prima volta che accade e non sarà certamente l’ultima. Per avere un quadro recentissimo possiamo tornare indietro all’inizio stagione appena conclusa. Il 3 luglio 2019 i club di Superliga approvano il regolamento AFA che regola le retrocessioni a 4 squadre. Neanche 20 giorni dopo un picchetto di società minaccia di non iniziare il campionato se le retrocessioni non si limiteranno a sole 3 squadre. Concesso. L’inizio marzo 2020 è caratterizzato da voci incontrollate riportate dai media: sarebbero 2 le retrocessioni dirette con la terz’ultima in spareggio con una della B. Per poi arrivare al capolavoro dei giorni nostri: 0 retrocessioni. Si potrebbe parlare di un campionato falsato, ma in Argentina non vi crederebbero. Qui il cambio regole al volo è abbastanza frequente e non è una novità. Qualche piccolo esempio? 1963. L’Estudiantes termina ultimo nella classifica promedio ma la Federazione sospende all’improvviso le retrocessioni per due anni. Nel 1966 a due giornate dalla fine si sospendono le retrocessioni. In ballo erano in lotta salvezza Quilmes, Colon e Chacarita. La stessa cosa avviene nel 1973, con la retrocessione dell’All Boys assieme al Ferro. Reintegrate e cambiata la struttura del campionato. 2015. Il Velez finisce quinto a 61 punti assieme al Boca, ma c’è un solo posto disponibile per la qualificazione alla Libertadores e il Fortin appare candidato per la miglior differenza reti, o almeno si è sempre fatto così. Ma Crespi, presidente Boca non ci sta e si appiglia a un cavillo del regolamento per far disputare lo spareggio, lasciandosi sfuggire anche la frase “Volete davvero che vada in Libertadores una squadra di quartiere?” Le pressioni sull’Afa saranno fortissime, tanto che alla fine otterrà da Tapia la disputa del ‘desempate’ nel neutro di Mar del Plata. Come finirà la partita?

Esatto.


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La strana storia della Superliga Argentina e del Comandante Chiqui Tapia

La prossima Superliga Argentina sarà sotto il comando del Capo dell’Afa, Chiqui Tapia. Che vuole continuare a comandare.

Notizie clamorose quelle che arrivano dall’Argentina, dove presto assisteremo a una nuova fase dell’organizzazione del fútbol argentino. La Superliga nata nel 2017, molto probabilmente cesserà di esistere già alla fine di questo semestre. Con elezioni Afa anticipate.

Per capire tutto il contesto però bisogna fare qualche passo indietro.

La nascita della liga e le esigenze del calcio argentino

La Superliga, nata nel 2017, era stata creata nel tentativo di copiare l’esempio virtuoso della Liga spagnola dopo il traumatico abbandono della ‘Apertura e Clausura’ e dopo il campionato monstre di 30 squadre voluto da Grondona nel 2014. Si capì allora che bisognava creare una Lega professionistica sulla falsariga di quelle europee, e in particolar modo si decise di volgere lo sguardo a ‘LaLiga’. Attraverso linee guida si intraprese il cammino per consentire una valorizzazione maggiore al passo dei tempi per il fútbol argentino. Nasceva così la Superliga Argentina, ente distaccato dalla potente Federazione Argentina de Futbol, creata per assicurare un quadro più organizzato e professionale della Primera, diretta da manager e da alcuni rappresentanti delle squadre coinvolte. Era una assoluta novità in Argentina.

Questi erano gli accordi di collaborazione con l’AFA: La classe arbitrale sarebbe dipesa ancora dalla Federcalcio mentre per l’organizzazione torneo (guadagni compresi), erano affar della Superliga, gestendosi in autonomia con i clubs attraverso uno Statuto. Si cambiarono così alcune metodologie e si instaurarono obiettivi nuovi rispetto al passato, come l’organizzazione professionale dei calendari, la distribuzione dei ricavi provenienti dai diritti tv e la volontà di arrivare, con il corso degli anni, a un campionato di stile europeo, comprendente un torneo di andata e ritorno per una ventina di squadre in totale.

Tapia (AFA) e Elizondo (SAF)

L’interesse di Tapia

Tapia aveva appoggiato la nascita della Superliga, ma non aveva mai nascosto l’interesse di centralizzare il tutto presso la Federazione. Nonostante le difficoltà iniziali e attuali (ma lo vedremo dopo), la Superliga cominciava la sua trasformazione. Cambiamenti, innovazione, servizi digitali, nuovi canali tematici, social, tutto bello, tutto nuovo. Tutto, che probabilmente appariva come un bocconcino prelibato per l’appetito del vecchio padre padrone del calcio argentino, il presidentissimo Chiqui Tapia, desideroso di rimetterci le mani sul luccicante giocattolo. La strategia era semplice, bisognava solo aspettare gli eventi (e magari farli capitare).

Sorprendentemente nell’ultimo anno questo luccichìo cominciò piano piano a spegnersi. Venivano a crearsi all’improvviso incomprensioni e litigi tra Clubs e la stessa Superliga. Come ad esempio l’empasse di luglio scorso, quando a poche ore dall’inizio della stagione si creò il caos per la modifica all’ultimo minuto dello Statuto, riguardante il numero delle squadre retrocesse. E come non ricordare il recente scontro per la sovrapposizione di calendari tra il campionato e il torneo preolímpico? Ai clubs giocare la Superliga senza i giovani sub 23, impegnati nella Selección, non andò proprio giù. Iniziava così una guerra a suon di comunicati tra Afa (che prendeva le difese dei Clubs) e Saf (Superliga) per la responsabilità dell’accaduto.

La classica goccia che faceva traboccare il vaso.

A Puerto Madero, sede della SAF (Superliga Argentina de Futbol) il CEO Mariano Elizondo diplomaticamente prendeva le distanze e gettava acqua sul fuoco sulle voci di un divorzio sempre più frequenti:

“La Superliga non morirà, a meno che i club non lo desiderino. Il fatto che la Superliga vada avanti negli anni o meno, dipenderà dalla decisione dei 24 club di prima divisione. Finora negli incontri che ho avuto nessuno mi ha detto ‘Non ci piace, dobbiamo cambiare.’ Chiqui Tapia non partecipa alle nostre riunioni, parlo spesso con lui e non mi ha chiesto mai di portare la Superliga all’AFA.” E subito cercava di alimentare l’interesse correggendo il tiro: ”In questa stagione distribuiremo $ 6,5 miliardi; $ 700 milioni provengono da nuovi sponsor. La divisione è equa, ci sono club che avranno il 100% in più rispetto allo scorso anno e non sono tra i più grandi.”

E qui el Chiqui non se lo faceva ripetere due volte. Iniziando a scorgere qualche cadavere sul fiume, passava al contrattacco. Per prima cosa si dimostrava padre affettuoso verso le società scontente. Rimanendo vicino e facendosi vedere più spesso in pubblico, il boss realizzava propaganda pubblicizzando attraverso i social della federazione le prove Var degli arbitri (l’anno prossimo? coincidenze?) nel quartier generale Afa di Ezeiza, per poi passare alle azioni concrete.

È poi recentissima la notizia di una cena informale tra Tapia e i rappresentanti di alcuni club di Superliga. Ma di che cosa avranno parlato? ..

Oltre che i dirigenti della federcalcio, questi erano gli invitati: Marcelo Tinelli (San Lorenzo), Jorge Ameal (Boca), Hugo Moyano (Independiente), Victor Blanco (Racing), Eduardo Spinosa e Lucía Barbuto (Banfield), Nicolás Russo (Lanús), Sergio Rapisarda (Vélez), Adrián Pérez (Argentinos), Christian D’Amico (Newells), Gabriel Pellegrino (Gimnasia), Pascual Caiella (Estudiantes). Tra altri ne mancava uno, e uno di un certo spessore: Rodolfo D’Onofrio, presidente River. Ma ci arriveremo dopo.

La rimpatriata tra amici, quelli giusti.

Il Patto era chiaro, totale appoggio a Tapia nelle rielezioni federali in lista unica (sai mai), anzi, elezioni anticipate per consentire il cambio di Superliga in tempo per il prossimo semestre. Da parte sua, il presidente si impegnava in prima persona per il cambiamento istituzionale di una Nuova Superliga sotto l’ala protettiva dell’Afa. Naturalmente certi servigi, ripagati generosamente con distribuzioni di poltrone in Federazione. Manovra politica, senza dubbio.

Ne dava conferma il presidente Boca Ameal:

“La Superliga sta per scomparire. Ne sono convinto. Era lo strumento per attirare nuovi sponsor. Non è accaduto. Dobbiamo avere una forte AFA con progetti, idee, scadenze e discutere di economia di club. A breve termine, l’AFA si occuperà di tutto.”

Clarísimo.

Tutto già sistemato? Ancora no, mancava un tassello alla completa revoluccion. Il River Plate. Non in buoni rapporti con l’Afa.

Il River non non vede di buon occhio la Federazione da un pò di anni a questa parte. L’AFA per il Millo ‘puzza’ troppo di Boca dai tempi del ‘Don’ Grondona, oltre che alla presenza dell’ex Xeneize Daniel Angelici come vicepresidente e ancora prima per quel Macri che poi diverrà presidente della Nazione. Come poi dimenticare che Tapia non mosse un muscolo per cercare di mediare attraverso la Conmebol affinché si potesse giocare la finale di ritorno al Monumental, anziché a Madrid? Il mancato incasso di milioni di pesos di quella finale ha privato al club linfa vitale che ancora oggi si fa sentire, oltre che ai mancati festeggiamenti al Monumental che ancora oggi gridano vendetta tra i riverplatensi.

Nonostante questo ostacolo, Tapia certamente farà la sua esibizione migliore, cercando di sedurre il Millonario perchè, alla fine, anche D’Onofrio dovrà cedere alle lusinghe del Chiqui, magari dopo la promessa di una poltrona al potere, almeno al pari di Ameal.

Eccolo Tapia in una intervista radiofonica:

“I presidenti mi hanno espresso personalmente la delusione di questa Lega. la Superliga è stata creata per arricchire il prodotto, migliorare le competenze, generare risorse, migliorare l’economia e le istituzioni. Questo attualmente non è avvenuto, dopo un periodo di tre anni. Data la realtà che stiamo vivendo, non si vede la crescita che era stata tracciata, c’è la necessità di riportare le istituzioni nel calcio argentino “.

“L’idea è quella di creare questa Superliga all’interno dell’organigramma di AFA e che smetta di essere estranea dalla Casa Madre. Quella è la base per prendere decisioni per rimediare agli errori che sono stati fatti tre anni fa e che forse ora ci siamo resi conto”.

E poi l’appello al River:“Per noi è molto importante che il River faccia parte della prossima leadership dell’AFA. Abbiamo parlato un po’ della visione attuale della Superliga e del calcio argentino. Ci sono molti punti in cui siamo d’accordo e questa è la cosa più importante. Non resta che continuare a lavorare insieme per raggiungere questi obiettivi economici e strutturali.”

È incredibile come le persone cambino idea velocemente e come el Chiqui le faccia cambiare. Vi ricordate Maradona in Messico al Dorados de Sinaloa, cosa diceva di Tapia e compañeros? Banda di briganti, cricca di mafiosi, e via dicendo. Arrivato Diego in Argentina al Gimnasia subito arrivò la pace, baci e abbracci e ‘volemose bene’. Anche da questo si deduce l’enorme influenza e potere che el Ciqui attualmente detiene in Argentina.

Si preannunciano dunque giorni di fuoco per il comando del futbol argentino, con tutto quello che poi ne deriverà. Battaglie per il numero di squadre in Primera, numero delle retrocessioni, soldi, insomme cose già viste.

Ma al capo dell’Afa probabilmente poco importa che i clubs si scannino tra di loro, l’importante che lo facciano in una delle sale di Ezeiza, dove lui possa controllare il tutto, rimanendo al potere ancora una volta.

Chiqui Tapia in Argentina diventerà ancora più influencer.


A cura di calcioargentino.it